Il fondatore

Mons. Santo D’Arrigo 25 ottobre 1914 – 10 gennaio 2009.

Ordinato sacerdote il 10 luglio 1938 dall’Arcivescovo di Catania Mons. Carmelo Patanè nella chiesa di San Benedetto ha conseguito la licenza in “Diritto Canonico” presso la Pontificia Università Gregoriana e la laurea in “Utroque jure” presso la Pontificia Università Lateranense.
Nel suo lungo ed operoso – si direbbe quasi “vulcanico” – ministero sacerdotale, mons. D’Arrigo ha realizzato tanto.
Spinto dalle necessità del difficile e popoloso quartiere degli Angeli Custodi in cui era stato inviato come “supplente” del parroco per una quindicina di giorni, dopo il suo rientro da Roma, riunì attorno a sé, nell’immediato dopoguerra, i tanti bambini rimasti orfani e senza casa.
Inizialmente, l’intraprendente sacerdote si servì dell’Orfanotrofio Samperi che si trovava nell’ambito del vasto territorio parrocchiale. In seguito, acquistò con grandi sacrifici, (il suo impegno per procurarsi le risorse necessarie alla realizzazione delle “sue” opere gli valse l’appellativo di “elemosiniere della Provvidenza”), lo stesso edificio che si rivelò presto insufficiente. Fu necessario dunque ottenere il terreno confinante con il vecchio Orfanotrofio e demolire alcune casupole per costruire la nuova e più accogliente struttura che avrebbe preso il nome di “Città dei Ragazzi”.
Da quest’opera assistenziale nacque, il 25 marzo 1965, l’I.C.A.M. (Istituto Catechistico Annunciazione di Maria di cui oggi fanno parte dodici consacrate), approvato dall’Arcivescovo di Catania, Mons. Guido Luigi Bentivoglio.
Nel 1962, padre Santo acquistò, quasi per caso, ventuno ettari di terreno nei pressi di Monterosso Etneo.
In questo enorme spazio, inizialmente coperto di rovi e spine, nacque il Villaggio San Giuseppe.
Il 3 gennaio 1968, il nuovo Istituto veniva benedetto da Mons. Bacile, vescovo di Acireale, un sacerdote, alla vista del complesso appena sorto disse: “è come una perla nel fango”.
Infatti, la terra era spianata solo sotto i gradini del portone d’ingresso.
A quarantaquattro anni di distanza da quella ormai storica data, il Villaggio rende grazie al Signore per il lavoro di questi anni.
Il bene che padre Santo ha silenziosamente seminato durante la sua lunga vita supera enormemente l’elenco delle cose realizzate, è stato soprattutto un uomo di Dio, vicino ai bisogni ed ai problemi del prossimo e la tantissima gente che lo ha conosciuto  non lo ha dimenticato. Egli ha fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per la promozione sociale del quartiere in cui è stato parroco per oltre cinquant’anni. Ha rappresentato un punto di riferimento sicuro in una zona di Catania carica di disagi che non ha mai offerto sicurezze ai suoi figli.
Ha riconosciuto nel povero, nel malato che ha accolto e curato nelle sue strutture, la presenza di Gesù. Di fronte a lui non c’era semplicemente una persona bisognosa di cure, la possibilità di esercitare il compito professionale di aiutare, ma c’era Gesù Cristo stesso, incarnato in ogni istituzione
di dolore e sofferenza. I principali valori infatti che ispirano a tutt’oggi il Centro di riabilitazione sono la centralità della persona e lo spirito di famiglia.

Padre Santo è stato inoltre un “pezzo” importante della storia della chiesa catanese.

Dall’amore per lo studio e per Sant’Agata sono fioriti anche due grossi volumi sulla vita e sul martirio della giovane Vergine catanese.
Tutti i sacerdoti rammenteranno certamente, il suo amore per l’Eucaristia, l’attaccamento alla Diocesi, le “battaglie” per la catechesi, lo zelo per le cose di Dio limpido e sincero, i vibranti interventi nelle riunioni di clero alle quali era immancabilmente presente, le calorose manifestazioni d’affetto che non risparmiava a nessuno.

Padre Santo ha amato sinceramente i suoi confratelli, pronto a difendere e ad aiutare chiunque, in qualsiasi circostanza.

La comunità dell’ICAM memore dell’amore che Padre Santo ha dimostrato in ogni azione si sforza di continuare (e se è possibile migliorare) l’assistenza ai suoi ospiti, per ridare la gioia di vivere, di sentirsi amati e di dare alle loro famiglie un sostegno concreto e morale, di trovare in tutto il personale comprensione ed aiuto.